IL DIRITTO DI SBAGLIARE

di Francesca Del Mauro e Rebecca Oropallo

“Mamma esco con le mie amiche.”

“Ah e dove andate ?”

“ A fare un giro in centro, torno presto. ”

“ Va bene a dopo. ”

E fin qui tutto bene.  Le cose si complicano quando la madre dubbiosa sulla sincerità della figlia decide di controllare lei stessa dove stia andando la ragazza, attraverso qualche applicazione o collegamento con il telefono della suddetta . Con molta sorpresa la donna scopre che in realtà la figlia è in un luogo del tutto opposto, chissà dove, con chissà chi e, al suo ritorno, scatta subito la “punizione”,  che consiste,  nella maggior parte dei casi, nel sequestro del cellulare e nella reclusione per qualche tempo..

Cercando ora di analizzare gli aspetti negativi principali di tutta la questione, prendiamo in considerazione il fatto che dieci anni fa le modalità di controllo dei figli erano diverse. Queste comprendevano perfino  il pedinamento  e solo con molto impegno, costanza e pressione, riusciva in questo intento, solo chi aveva la grande necessità di controllare 24h/24 i propri figli. Oggi, essendo tutto facilitato, il numero di “genitori detective”  è aumentato enormemente.  “ Grazie” alla tecnologia, al continuo contatto online con gli altri genitori, con gli insegnanti  ed il conseguente scambio di informazioni ed opinioni favorevole al controllo dei ragazzi, anche chi si dimostra riluttante, alla fine cede all’utilizzo di queste apparecchiature.

Ma è giusto privare qualcuno della possibilità di sbagliare? Metterlo sotto una campana di vetro e fermarlo prima ancora di compiere un errore? La risposta è decisamente no.  Non solo per l’impedimento della crescita morale del ragazzo che si trova estraneo ad ogni tipo di sofferenza, ma anche e soprattutto dal punto di vista psicologico. Infatti, a seguito di questa iperprotettività,  il ragazzo avverte una profonda pressione mentale che lo spinge a distaccarsi e molto spesso a ribellarsi alla famiglia la quale ottiene così il risultato opposto a quello desiderato.

Recentemente, uno studio pubblicato sul “Journal of Positive Psychology” ha stabilito attraverso un’indagine su 5000 individui nati nel 1946 che i genitori iperprotettivi possono causare danni psicologici permanenti nei figli una volta diventati adulti. Il tutto senza alcun bisogno di smartphone, figuriamoci i danni che apportano i genitori di oggi ai propri figli agevolati dalla tecnologia.

Altro utilizzo errato che si potrebbe fare delle innovazioni odierne è quello del registro elettronico consultato quasi giornalmente dai genitori che spesso e volentieri escludono i figli dal possesso della password per accedervi. Al ragazzo viene quindi impedito di compiere quelle azioni “ribelli e sbagliate” che appartengono all’età  giovanile e che hanno segnato l’adolescenza  dei ragazzi in epoca precedente alla “net generation”.

È escluso quindi saltare scuola per una giornata tra amici, non si può rischiare che arrivi un messaggio dall’istituto direttamente ai genitori;  possiamo dimenticarci di nascondere votacci o compiti non svolti, apparirà tutto sul registro elettronico. Ma allora cosa resta al ragazzo per dimostrare la sua libertà, la sua trasgressione, il suo anticonformismo e la sua voglia di diventare adulto?

In conclusione i genitori di oggi, più che mai, dovrebbero diventare consapevoli del fatto che ogni loro scelta si ripercuote sulle persone che i loro figli diventeranno e che lasciare la libertà di vivere e di sbagliare non è un comportamento da  sconsiderati ma è necessario per una sana crescita.

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